La festa dei morti in Sicilia
La “festa dei morti” risale al X secolo e viene celebrata il 2 Novembre. È una ricorrenza sentita che lega bambini e adulti ai loro defunti.
Si racconta che la notte tra l’1 e il 2 Novembre i defunti fanno visita nelle case dei loro cari per portare dei doni ai bambini che, durante l’anno, sono stati bravi e hanno pregato per loro. Ma per i bambini monelli? Per i monelli nessun dono ma è loro riservata una “grattugiata” ai piedi.. i bimbi infatti si divertono a nascondere tutte le grattugie per non farle trovare ai morti.
L’attesa inizia già la sera prima quando i genitori raccomandano ai figlioletti di preparare ai piedi del letto “u cannistro” – il cesto – e di andare a letto presto perché l’indomani ci sarà una sorpresa per loro.
La notte tra l’1 e il 2 Novembre, infatti, i morti si risvegliano e vagano per la città per procurarsi doni e dolci con cui riempiranno i cesti.
Il 2 mattina per i bambini inizia la “caccia al tesoro”: i regali e i cesti pieni sono, infatti, nascosti in giro per la casa.
Ma pieni di cosa? Di biscotti detti “crozzi i mottu” – le ossa del morto -, di frutta secca – “u scaccio”, di taralli ovvero ciambelle ricoperte di glassa di zucchero, di biscotti glassati di cioccolato fondente o, ancora, di pupi di zucchero e di frutta marturana.
“Pupi ri zuccaro”? “Frutta marturana”? Ma cosa sono?
I “pupi ri zuccaro” – in dialetto “pupaccena” – sono delle statuette di zucchero colorato raffiguranti Paladini, Dame e altre figure umane.
Nel 1574 ad un cuoco siciliano, Sansovino, è stato affidato il compito di preparare un dolce in onore a Enrico III, il figlio di Caterina de’ Medici: nascono così le statuette di zucchero.
Perché “pupaccena”?
L’origine di questa prelibatezza dolciaria è ancora avvolta dal mistero. Secondo alcuni, la sua storia risale addirittura all’epoca araba, quando un nobile in rovina avrebbe sorpreso i suoi ospiti presentando questo dolce unico, composto da un singolo ingrediente, il che lo rendeva un’opzione economica e accessibile.
Un’altra teoria affascinante suggerisce che l’ispirazione per questo dolce sia venuta a dei marinai palermitani durante il loro ritorno da Venezia nel lontano 1574. Le influenze di viaggio possono aver portato alla creazione di questa delizia culinaria unica.
In entrambi i casi, la storia di questa specialità conserva un alone di mistero e incertezza, il che aggiunge ulteriore fascino a questo prelibato dolce.
La Frutta Martorana è un dolce sorprendente fatto di marzapane. C’è una storia di un convento a Palermo chiamato Martorana che aveva un giardino incantevole. Il vescovo rimase impressionato e andò a trovare le suore benedettine che vivevano lì. Le suore decisero di stupirlo preparando dei dolcetti usando solo pochi ingredienti: farina di mandorle bianche, zucchero, acqua e aromi naturali, per poi modellarli a forma di pere, arance, limoni e altri frutti maturi appesi sui rami degli alberi. Presto la gente di tutta la zona sentì parlare di questa deliziosa “Frutta Martorana” e le suore iniziarono a produrli su ordinazione.
Fortunatamente, queste prelibatezze sono facilmente disponibili in tutta la regione e sono vendute in molti bar, caffè e panetterie locali, quindi tutti hanno l’opportunità di sperimentare la gioia di concedersi alcune delle migliori creazioni culinarie siciliane.